editoriali

Elezioni in Germania

di Heinz
Bierbaum

Le elezioni in Germania del 26 di settembre segnano una svolta notevole della politica tedesca. L’era di Merkel finisce dopo 16 anni e si apre un nuovo periodo che è di grande importanza non solo per la Germania ma anche per l’Europa. I sondaggi sono estremamente volatili e in continua evoluzione. Sembra chiaro che la CDU/CSU – i democristiani – rimarrà il primo partito pur perdendo consensi. Il nuovo presidente eletto del partito, Armin Laschet, e candidato per la carica di cancelliere, è abbastanza debole e non fa una bella figura, in particolare per quanto riguarda la catastrofe dell’alluvione. E ci sono sempre conflitti tra la CDU e la sorella bavarese CSU. Ma il sorpasso dei Verdi che sembrava possibile qualche tempo fa ora non è più probabile. Al contrario. I Verdi stanno perdendo consensi, anche perché la loro leader Annalena Baerbock ha commesso qualche errore ed è anche accusata di plagio per un suo libro. Nonostante ciò l’ascesa dei Verdi è notevole, con un risultato possibile intorno al 20 %, profittando delle sfide ecologiche, particolarmente del cambiamento climatico. Adesso ci sono per loro di nuovo dei guai perché la loro lista regionale nella Saar a causa di carenze democratiche non è stata ammessa. L’influenza sul risultato a livello nazionale è marginale, ma alla fine potrebbe essere decisiva. La SPD è solo il terzo partito ma sta aumentando i consensi e il divario tra i Verdi e i socialdemocratici sta diminuendo anche grazie anche al fatto che Olaf Scholz sembra essere un candidato più credibile rispetto ai suoi concorrenti. Crescono notevolmente i liberali, i quali profittano dei problemi strategici dei democristiani. L’estrema destra, la AfD (Alternativa per la Germania), rimane sotto le sue aspettative e a livello nazionale è molto lontana dei risultati che ha nell’Est. La sinistra, Die Linke, è debole e oscilla tra 6 e 8 per cento, lontano dall’obiettivo 10 per cento.
L’obiettivo di Die Linke è un governo senza i democristiani, cioè una coalizione tra sinistra, socialdemocratici e Verdi. Questo però non mi sembra molto probabile. Non è solo una questione dei numeri mancanti ma anche un problema di politica. Non esiste un convincente progetto politico. E i Verdi non sono molto favorevoli a una cooperazione con la sinistra, in particolare per quanto riguarda la politica estera. Loro hanno un atteggiamento molto ostile sia verso la Russia che verso la China. Con la SPD ci sono meno differenze. Ma anche loro criticano la posizione della sinistra di sciogliere la NATO a favore di un nuovo sistema collettiva di sicurezza includendo anche la Russia. Inoltre, una tale coalizione sarebbe possibile solo se i socialdemocratici sorpassassero i Verdi nelle elezioni. Fino ad ora c’è ancora una bella differenza che potrebbe però essere ridotta. Credo che un governo composto da democristiani e Verdi sia il risultato più probabile. Ma anche altre combinazioni sarebbero possibili. Si parla per esempio anche di una coalizione di democristiani, Verdi e liberali. E la destra dentro il partito democristiano sogna una alleanza con i liberali. Una nuova grande coalizione è da escludere. Per la SPD sarebbe un suicidio.
Chiunque formerà il governo, è chiaro che la sfida più grande è combattere la pandemia e le sue conseguenze. Finora l’industria tedesca sembra aver superato la crisi relativamente bene anche grazie ai sussidi finanziari da parte dello stato, ma ci sono molte piccole imprese – particolarmente nella gastronomia – e lavoratori autonomi che rischiano il fallimento. Sono colpiti in particolare quelli che lavorano e vivono in condizioni precarie. È aumentata la disoccupazione di lunga durata. Sono loro che pagano per la crisi. Ma sono anche i lavoratori in generale che hanno dovuto accettare redditi ridotti. La sinistra chiede che non siano i lavoratori e le piccole imprese ma le grandi imprese e i ricchi a pagare per la crisi. Per questo chiede un’altra politica fiscale tassando più i ricchi.
È ovvio che il cambiamento climatico e così le sfide ecologiche determinano la politica. Tutti i partiti tranne la AfD – che nega il cambiamento climatico causato dall’uomo – vogliono combattere il cambiamento climatico ma con delle politiche molto differenti. Mentre i liberali e anche una gran parte dei democristiani si fidano delle forze del mercato, i Verdi sostengono interventi statali e perseguono il concetto di una modernizzazione ecologica dello sviluppo capitalistico. La sinistra si impegna per una trasformazione sociale-ecologica superando anche i limiti di uno sviluppo capitalistico. È molto chiaro che la necessaria trasformazione ecologica dell’industria è una delle sfide più grandi per la politica tedesca.
Non ci sono dubbi, il panorama politico in Germania sta cambiando. Anche se è molto probabile che il prossimo cancelliere si chiami Armin Laschet la politica dell’era Merkel è definitamente finita. La strategia politica dei democristiani non è molto chiara. La destra chiede più influenza che però in un’alleanza con i Verdi è sicuramente molto difficile. È certo che i Verdi avranno un peso maggiore nella politica tedesca. I socialdemocratici che hanno perso di credibilità negli ultimi anni devono ridefinire la loro strategia. Questo vale anche per la sinistra. La situazione attuale in cui la pandemia ha reso evidenti i deficit di una politica neoliberista offre anche delle opportunità per una politica alternativa, che la sinistra finora non era capace di cogliere.


Presidente del partito della sinistra europea e dirigente della Linke

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