di Paola Boffo –
Mentre scrivo queste note accadono tante cose, dalle quali conseguono reazioni, e che sollecitano commenti e riflessioni.
Appena ieri in serata è avvenuto lo sbarco a Lampedusa di 47 migranti soccorsi dalla nave Open Arms, in seguito a un provvedimento di sequestro dell’imbarcazione operato dalla Guardia di Finanza su disposizione del procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio. Il ministro dell’interno aveva vietato lo sbarco, ribadendo che “i porti sono chiusi”. Il comandante della nave è ora indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e “fonti” del ministero dell’Interno, secondo l’Huffington Post, attaccano: “La difesa dei confini nazionali e l’ingresso in Italia di un gruppo di sconosciuti dev’essere una decisione della politica (espressione della volontà popolare) o di magistrati e ong straniere?”.
Pochi giorni fa il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha dato mandato al webmaster del Comune di pubblicare in homepage del sito istituzionale il video del lavoro realizzato dagli studenti della classe 2E dell’Istituto Industriale “Vittorio Emanuele III” di Palermo, al centro in questi giorni di una polemica.
La decisione assunta dalla Giunta comunale si accompagna all’adesione alle iniziative di solidarietà nei confronti della docente Rosa Maria Dell’Aria, sospesa dall’insegnamento dal Provveditore agli studi di Palermo con il pretesto di non aver sorvegliato il lavoro dei suoi studenti, nel quale si accosta la promulgazione delle leggi razziali del 1938 al decreto sicurezza del ministro dell’Interno Matteo Salvini, un importante tassello delle politiche del governo in materia di sicurezza e immigrazione.
Sul sito del Comune, il video è accompagnato dalla frase: “La scuola, con i suoi docenti, il suo personale e i suoi studenti è una parte essenziale della nostra città e della nostra comunità. La scuola è il luogo non soltanto fisico nel quale costruire il futuro. L’Amministrazione comunale e tutta la città sono grate agli studenti e a chi li accompagna nel percorso di crescita; un percorso di consapevolezza e cittadinanza attiva”.
Proprio sul decreto sicurezza il sindaco di Napoli Luigi De Magistris aveva, nel dicembre scorso, fatto ricorso alla parola d’ordine disobbedienza costituzionale, richiamando i valori della Carta per contrastare il provvedimento, che tra l’altro stabiliva che il permesso di soggiorno provvisorio rilasciato ai richiedenti asilo non costituisse titolo per l’iscrizione anagrafica e che, secondo il sindaco, era finalizzato alla “istituzionalizzazione della paura”.
L’iscrizione anagrafica è necessaria per il rilascio del certificato di residenza e del documento d’identità, e dunque per poter accedere ad alcuni servizi pubblici, in particolare dei servizi sociali, per esempio la presa in carico da parte degli assistenti sociali, l’accesso all’edilizia pubblica, la concessione di eventuali sussidi, per l’iscrizione al servizio sanitario nazionale, per l’iscrizione a un centro per l’impiego, ma anche per sottoscrivere un contratto di lavoro, per prendere in affitto una casa o per aprire un conto corrente bancario.
Il sindaco De Magistris, dunque, aveva ha inviato una direttiva all’Ufficio Anagrafe in merito “all’applicazione dell’art. 13 c.1 bis della legge n. 132/2018”, riguardante l’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo, che specificava quanto fosse opportuno e doveroso non privare i cittadini stranieri in possesso di permesso di soggiorno provvisorio rilasciato ai migranti richiedenti asilo e della possibilità di essere inseriti nello schedario della popolazione temporanea quale minima misura di tutela dei diritti fondamentali ad essi facenti capo.
Proprio del diritto di domicilio è privato il sindaco (sospeso) di Riace Mimmo Lucano, a seguito dell’accusa di frode per l’affidamento del servizio di raccolta rifiuti a cooperative sociali e per aver tentato di “combinare” il matrimonio di un cittadino etiope: lui ha detto che “I matrimoni di cui vengo accusato riguardavano gli ultimi. La mia intenzione era di umanità, di attenzione per gli ultimi. Rifarei tutto quello che ho fatto”.
Questi sindaci hanno operato nel limite dei propri poteri, forzando qualche norma, oppure in aperto contrasto a leggi del governo per affermare e tutelare valori superiori.
Il cardinale elemosiniere del Papa, Konrad Krajewski, che è sceso nel tombino del palazzo occupato di Roma per rompere i sigilli che erano stati apposti dall’Acea, privando della corrente elettrica 150 famiglie, più di 400 persone, ha compiuto un reato, ma ha operato il bene. La sua azione va oltre la legalità e oltre la legittimità, perché è un’azione giusta, che restituisce diritti fondamentali a una comunità in difficoltà e a individui in pericolo di sopravvivenza, un’azione che difende la vita. E la sua azione, peraltro, è totalmente coerente con l’ordinamento giuridico vigente in Italia: esistono principi superiori quando è in questione la vulnerabilità della vita umana esposta al male maggiore.
Da più parti è stato invocato il mito di Antigone, della figlia di Edipo murata viva dal tiranno di Tebe Creonte per aver dato sepoltura al fratello Polinice, morto in battaglia, reo di avere cercato di spodestare il tiranno e perciò condannato a non ricevere l’onore delle esequie, che si ripropone ogni volta che c’è un conflitto fra individuo e Stato, di fronte alla domanda fondamentale: di che cosa è espressione la legge? È solo il comando del Principe? (cito Gennaro Carillo, docente di Storia del pensiero politico e di Storia della filosofia).
D’altronde il prevalere di interessi superiori alla legge o alle convenzioni internazionali è stato invocato anche da Salvini per il caso Diciotti, di cui avevamo scritto qui, dove pure ci chiedevamo come si identifica, dove si misura, in che modo si rappresenta l’interesse esclusivo dei cittadini, come l’interesse del Paese tanto a cuore al ministro dell’interno, nell’epoca della disintermediazione ?
Tuttavia, tornando alle fonti anonime del ministero dell’Interno che si chiedono se la difesa dei confini nazionali e l’ingresso in Italia di un gruppo di sconosciuti dev’essere una decisione dalla politica (espressione della volontà popolare) o di magistrati e ong straniere, il tema sul tavolo è molto più ampio di quello di cui volevamo parlare, ovvero della “disobbedienza” intesa come azione positiva che contrasta norme, regole, comportamenti istituzionali in nome di valori e interessi più generali e di rango superiore.
È sul tavolo la democrazia, l’architettura istituzionale con la divisione dei poteri: uno dei principi fondamentali dello stato di diritto e della democrazia liberale. Non ci pare ridondante sottolineare che nell’ambito della sovranità dello Stato sono individuate tre funzioni pubbliche – legislazione, amministrazione e giurisdizione – che sono attribuite a tre distinti poteri dello stato, intesi come organi o complessi di organi dello Stato indipendenti dagli altri poteri: il potere legislativo, il potere esecutivo e il potere giudiziario. Lo ha dovuto ricordare proprio oggi al ministro dell’Interno l’Associazione nazionale magistrati, nella persona dal presidente Pasquale Grasso, che ha osservato “che nel nostro ordinamento democratico tutte le determinazioni dell’autorità giudiziaria sono motivate e soggette a verifica e controllo nel sistema giurisdizionale”, “ambito che assicura, in osservanza del principio di separazione ed equilibrio tra i poteri dello Stato, il rispetto delle leggi e dei diritti di tutti affidandolo al ministero dei magistrati che incarnano il potere giudiziario”.
Ed è sul tavolo l’opposizione, oltre che la disobbedienza, a certe politiche, che si esercita poco nelle aule parlamentari, ma si manifesta e si incarna nelle piazze, nelle prese di posizione di personaggi pubblici, nei provvedimenti dei sindaci, nel dibattito pubblico, negli striscioni appesi ai balconi, e nelle ultime settimane sembra incalzare e togliere terreno sotto i piedi a quel personaggio che ricorda la Regina di Cuori di Alice quando gridava “Off whit her head!”, “Tagliatele la testa!”.