dal nostro corrispondente da Londra
“..in cities, mutinies; in countries, discord; in palaces, treason; and the bond crack’d ’twixt son and father. (..) We have seen the best of our time: machinations, hollowness, treachery, and all ruinous disorders follow us disquietly to our graves”.
King Lear, atto I, scena 2.
Mentre la Gran Bretagna è travolta dalla seconda ondata della pandemia globale con 15-20 mila contagi al giorno, il governo Johnson e l’intero paese sprofondano in un clima di caos e divisione. L’appello del governo tories all’unita nazionale nell’affrontare la crisi suona sempre meno credibile a una società sempre più divisa e meno convinta delle capacità di Boris Johnson di guidare il paese fuori dalla crisi. Rispetto ai rilevamenti di marzo 2020, il governo ha perso la credibilità e il consenso che aveva accumulato a inizio anno; secondo un’inchiesta dell’Observer, solo il 30% dei cittadini approva oggi l’azione governativa (era il 60% a marzo).
- La crisi sociale
Dal 12 ottobre 2020, il governo Johnson ha cercato di contenere il contagio Covid-19 introducendo nel paese un sistema di misure a tre livelli, determinati dallo stadio medio, alto o molto alto della crisi sanitaria. Al momento, il Nord dell’Inghilterra, comprese Manchester e Liverpool, applica misure di contenimento “livello 3”; Londra ed altre zone del Sud, restrizioni di “livello 2”. In entrambi i casi, le misure hanno un impatto drammatico sulle condizioni economiche e l’occupazione, soprattutto in settori già fortemente colpiti come l’accoglienza turistica, il tempo libero e la cultura.
Proiezioni pubblicate dal Financial Times indicano che ci saranno fino a 1,8 milioni di nuovi disoccupati nel periodo tra la fine di ottobre (quando cesserà la cassa integrazione speciale) e la fine del 2020. Secondo le stesse stime, il nuovo sistema di cassa integrazione che entrerà in vigore a novembre potrà essere fruito solo da 6,7% di queste centinaia di migliaia di lavoratori colpiti dai nuovi licenziamenti.
Tutti gli indicatori del malessere sociale – quali: povertà estrema nella popolazione infantile, ricorso alle distribuzioni di cibo da parte di associazioni caritatevoli, aumento del debito individuale, violenza domestica – hanno registrato aumenti mai visti in precedenza in un così breve lasso di tempo e danno l’idea di un paese che, per usare le parole del redattore della rivista medica the Lancet R. Horton, ha come dati salienti povertà, insicurezza ed ingiustizia sociale.
I sistemi sanitario ed assistenziale pagano anni di politiche di austerità targate tories. Le autorità locali a cui sono stati tagliati i fondi per anni sono totalmente impotenti di fronte alla crisi. Nonostante questo carente intervento, secondo le proiezioni dell’Institute for Fiscal Studies il ministro del Tesoro britannico Rishi Sunak dovrà aumentare le tasse per più di 40 miliardi di sterline all’anno entro il 2025 al fine di tenere sotto controllo il crescente debito pubblico.
Secondo il Financial Times, l’economia britannica è in condizioni peggiori di ogni altro paese europeo, con l’eccezione della Spagna, soprattutto a causa dell’alto livello d’inurbamento e della preponderanza del settore dei servizi nell’economia. Il FT sostiene che la situazione economica è entrata in una fase segnata da un circolo vizioso: i consumatori, a causa della crescente povertà delle famiglie, spendono meno; a ciò gli imprenditori rispondono procedendo ai licenziamenti.
- Un paese dominato dalle divisioni
Il crescente calo di credibilità del governo Johnson è apparso manifesto nella rivolta dei sindaci del Nord dell’Inghilterra contro l’introduzione del sistema a tre livelli.
Il sindaco di Manchester ha minacciato un’azione legale contro il governo, per motivi antidiscriminatori, perché il sostegno al reddito (una sorta di cassa integrazione guadagni) di cui possono fruire i lavoratori colpiti dalle nuove chiusure a causa delle restrizioni introdotte il 12 ottobre 2020 è di importo inferiore a quello di cui beneficiano – fno alla fine di ottobre – i lavoratori già in cassa integrazione. In una conferenza stampa, i sindaci di Liverpool, Sheffield e Tyneside hanno risposto duramente alla politica del governo di Westminster, definendola un tradimento delle promesse elettorali che avevano consentito l’avanzata dei tories nei collegi elettorali storicamente a guida laburista (i c.d. ‘bastioni rossi’) nella tornata elettorale del 13 dicembre 2019.
Il fatto che le zone povere e manifatturiere del Nord Inghilterra siano state le più colpite dalla crisi sanitaria ed economica rappresenta una ulteriore prova delle disuguaglianze e delle ingiustizie sociali che dominano la Gran Bretagna. Per esempio, nella zona di Leicester (Centro-Nord Inghilterra), il contagio si è particolarmente diffuso nei luoghi di lavoro industriale che – non diversamente da quanto accaduto in alcune aree del Nord Italia – hanno operato in violazione delle norme sanitarie di prevenzione. Nelle numerose fabbriche di abbigliamento – caratterizate già da condizioni lavorative molto dure e da retribuzioni orarie di importo talvolta inferiore alle 4 sterline – i dipendenti, in buona maggioranza donne bengalesi, sono stati obbligati a presentarsi al lavoro anche se positivi o in cassa integrazione. La popolazione asiatica e di colore è anche la più povera del paese e la più duramente colpita dai licenziamenti causati dalla crisi economica da Covid-19. Come rilevato in un rapporto presentato ai Commons, il 15% della popolazione di colore ha perso il lavoro (contro l’8% della popolazione bianca britannica). Si tratta anche della popolazione che ha subito in percentuale il più alto numero di morti da Covid-19.
- Un governo di corrotti
Gran parte dell’incapacità dei tories al governo di contenere la seconda ondata di infezioni è attribuibile al totale fallimento del piano di test and trace lanciato in gran pompa da Johnson alcune settimane fa, piano che costituiva il punto centrale della strategia per combattere la pandemia. Il piano, che avrebbe dovuto creare il più grande network d’informazioni sanitarie al mondo, non è mai partito.
Ma anche in questo caso, come nelle trattative sulla Brexit, sarebbe ingenuo attribuire i risultati fallimentari alla pura (innocente) incompetenza del governo conservatore di fronte ad una crisi totalmente nuova.
Il piano è, infatti, in gran parte fallito per essersi basato su contratti di appalto offerti a soggetti del settore privato, che non sono stati in grado di offrire un livello di servizi accettabile rispetto ai miliardi di sterline investite.
Ciò non deve sorprendere se si considera che fra i maggiori appaltatori sono presenti compagnie come SERCO e Deloitte, entrambe multate per diversi milioni negli ultimi anni: la prima per aver fornito dati falsi nel quadro di un contratto di appalto pubblico destinato monitorare persone agli arresti domiciliari; la seconda per aver validato – come supervisore – quei dati.
Perché le suddette compagnie continuino – nonostante tutto – ad operare in appalto anche in una crisi grave come quella prodotta dalla pandemia globale diventa più comprensibile ove si consideri chi siede nei relativi consigli d’amministrazione. Parliamo di Rupert Soames, l’amministratore delegato di SERCO e nipote di Wiston Churchil ed appartenente allo stesso ristretto circolo di Boris Johnson.
Come evidenziato nelle inchieste condotte dall’organizzazione Open Democracy, per molte compagnie private il fallimentare piano di test and trace si è rivelato un’autentica corsa all’oro. Fra i due maggiori beneficiari per forniture miliardarie di indumenti protettivi (che si sono solo parzialmente materializzati) vi è una compagnia di derattizzazione e una compagnia che si definisce a conduzione familiare e la cui unica attività, prima dei contratti di appalto pubblico, era distribuire ChupaChupa ed altri dolciumi. Un altro esempio sono i consulenti di Deloitte: quelli a relativo basso livello di qualificazione costano al governo più del primo Ministro, mentre i consulenti a livello manageriali costano più di 6/7mila sterline al giorno.
- Il ruolo dell’opposizione
A completare il quadro di questa crisi profonda è lo sconcertante ruolo difensivo del sindacato tradizionale e del partito laburista a guida Keir Starmer.
Mentre interi settori di lavoratori manuali vengono decimati, la crisi ha messo in evidenza la debolezza del sindacato tradizionale. Uno dei più forti sindacati del settore alimentare USDAW (mezzo milione d’iscritti), ancora prima della crisi da Covid, aveva accettato senza una sola ora di sciopero delle modifiche contrattuali peggiorative da parte di una delle più grandi catene globali di supermercati (Wallmart-ASDA).
Per quanto riguarda i laburisti di Starmer, anche se il partito sta dimostrando un notevole recupero nelle preferenze degli elettori (Politico attualmente dà i Laburisti al 39%, un solo punto sotto i Tories, vincenti alle elezioni del 13 dicembre 2019 con un distacco di 24 punti), la sinistra del partito (Momentum) e sindacale (UNITE) dimostrano una crescente impazienza per il ruolo supino del partito. L’ala “corbinista” dei parlamentari si è dissociata dalle indicazioni di partito per la pura astensione, votando contro il governo su due importanti questioni: l’introduzione del sistema di misure di contenimento senza adeguati sostegni sociali ai lavoratori colpiti dalle chiusure, e una legge che depenalizza qualsiasi attività criminale (compreso l’omicidio e l’abuso di minori) perpetrata da infiltrati della polizia in organizzazioni politiche e sindacali.
La mancanza di una vera rappresentanza politica della crisi sociale causata dalla pandemia globale lascia una popolazione sempre più disgregata e in preda alla rabbia individuale.