La provincia italiana ha dimora in questi racconti di Angelo Marenzana (La torre dei venti, 2022).
Il noir di casa nostra è degnamente rappresentato se consideriamo la provincia una location dove nascono storie a tinte fosche e dove il nero è il colore più amato perché ha il fascino del mistero e del crimine.
Quattro racconti in questo libro. Quattro storie. Racconti lunghi o romanzi brevi, questo poco conta. Quattro inchieste per il commissario Ferdinando Gomez, investigatore in una città di provincia, Alessandria, negli anni ‘50 e ‘60, una città stretta tra il passato bellico e la rinascita, con un futuro destinato a un forte mutamento sociale.
Alessandria. Una città che vanta un triste primato: quella dei furti di biciclette.
La mala è un sottobosco ben visibile, ha una vita notturna che ricorda in queste narrazioni i film francesi con Jean Gabin, ambientazioni di un passato che è ancora vivo sulla nostra pelle e che conserviamo nella nostra memoria.
Angoli di città che sono stati spazzati via dal grande sviluppo edilizio cominciato negli anni ‘60 e che ha cancellato quel privilegio intimistico che si andava perdendo in un mondo che va troppo di corsa.
Ecco le rimanenti case di ringhiera con l’appartenenza sociale legata ai cortili, le piole o vecchie osterie aperte per il tempo libero.
Questi sono gli spazi in cui si muove il commissario Gomez.
Una città adagiata tra due fiumi dove, appena si smorza la luce del giorno, il buio si confonde con la nebbia che sembra inghiottire ogni cosa.
Un luogo che sembra fatto su misura per il commissario, perché il suo spirito si adatta alla diffidenza che hanno gli alessandrini, una diffidenza che si scioglie quando entri nella loro sfera e allora ogni angolo diventa improvvisamente familiare e perde quel senso di ostilità che scompare poco a poco.
E in questo scenario è bello leggere queste storie perché la curiosità ci invita a scoprire i misteri che nasconde la città sotterranea, via di fuga degli ebrei del ghetto durante gli anni dell’antisemitismo.
Alessandria è la città del cappello, la fabbrica Borsalino dove Aida, ex partigiana e dipendente della fabbrica viene uccisa. Ogni luogo è raccontato con profonda accortezza senza tralasciare particolari.
Si può dire che Angelo Marenzana è entrato con dovizia in quello che è stato il passato di una città che adatta a fare da sfondo a racconti a tinte fosche, perché si presta alla visione di un luogo legato al mistero.
Con uno stile asciutto ed essenziale Angelo Marenzana ci guida in intrighi, ricatti e verità nascoste.
I grandi riferimenti storici e sociali che riguardano la città e la provincia italiana entrano in questi racconti per farci ricordare un tempo fatti che sono ancora vivi nella memoria. E allora chi è l’artefice di una strage di giovani in un negozio di dischi a pochi mesi dal concerto dei Rolling Stones a Milano, mentre la banda Cavallero in fuga e braccata dalle forze dell’ordine cerca un rifugio nelle campagne vicino ad Alessandria?
E sono certo che potrà piacere al lettore la nuova figura di commissario che ha dato vita a queste pagine. Angelo Marenzana non si è sbilanciato di molto a presentarcelo nella sua veste più intima, quella per dire in vestaglia da camera e dentiera, ma lo presenta così, animato da guizzi di un cervello intuitivo, riflessivo, profondo, che sa leggere dietro l’apparenza viscida della realtà.
Nel condurre le sue indagini Ferdinando Gomez tinge di nero la città inondata dalla nebbia in autunno e in inverno e dalla cappa di calore delle giornate estive addentrandosi nel retroterra umano dei delitti come negli interrogativi della coscienza.
Giorgio Bona