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Dall’Atlantico agli Urali, tra paci e guerre, da De Gaulle a Meloni – von der Leyen

di Roberto
Musacchio

Era il 1959 quando il generale De Gaulle usò per primo e per la prima volta questa allocuzione, un’Europa dall’Atlantico agli Urali. Si era in piena crisi sugli assetti di Berlino. L’Urss premeva su questi e De Gaulle ne trasse l’idea di una Germania unita e neutrale che avvicinasse le nazioni europee agli Urali quanto lo erano all’Atlantico. Per altro, in verità, prima ancora ne aveva parlato alla fine dell”800 Victor Hugo che ammirava Napoleone Bonaparte (che era andato a “liberare” la Russia) mentre contestava Napoleone terzo risultandone poi esiliato.

De Gaulle era per una Europa delle Nazioni, autonoma. Era contrario all’ingresso della Gran Bretagna, troppo isola e troppo dipendente dagli USA. E della Turchia, un altro mondo. Naturalmente pensava ad una leadership francese.

L’espressione dall’Atlantico agli Urali fu poi propria di Papa Giovanni Paolo secondo, polacco ed anticomunista ma non mero occidentalista. E Gorbaciov la mise al centro nel 1988 della sua proposta di Casa Comune Europea. Enrico Berlinguer la usò per la battaglia contro i missili ad Est ed a Ovest.

Dunque un tema storico ma politico, rilevante e tuttora incidente. Ineludibile in tempi di guerra tra Atlantico ed Urali e di destre al governo o molto forti il cui tributo a De Gaulle è evidente. Naturalmente De Gaulle era antifascista. Ma Meloni usa molto il concetto di Europa delle Nazioni (lo sentivo ancora in questi giorni in molte sue esternazioni ufficiali diverse a braccetto con Von Der Leyen) rimodulato con l’esigenza di un contesto di potere e di guerra. Diversa dunque da Le Pen. Purtroppo se si va a cercare in rete le riflessioni principali si questi temi storici che fanno ancora Storia sono più a destra che “a sinistra”. Scrive cose interessanti Limes. Ma la “sinistra atlantica per Maastricht” non ha capacità di pensiero forte ma solo ansie performative da governance. Certo ha qualche elemento valoriale che però si scontra con le pratiche e i calcoli cui l’esercizio di mantenimento del ruolo la costringe. Ha rotto con il valore emancipativo globale del lavoro. Dunque il campo e le regole del gioco, tra geopolitica, globalismi e nazionalismi, lo fanno altri.

Questa non è neanche una discolpa. In realtà con la fine del socialismo reale la sinistra atlantica per Maastricht è passata nel campo della Europa Reale. Si è distinta per le buone maniere dell’obbedienza. Le destre intanto hanno  studiato l’egemonia. Intanto uomini dell’interregno come Berlusconi (tra Craxi e Meloni) gestivano i passaggi.

Ma torniamo all’Atlantico e agli Urali. Per andare dall’uno agli altri ci sono vari modi. La globalizzazione dei mercati. Gli accordi politici. Le guerre. Da De Gaulle ad oggi abbiamo avuto un po’ di ciascuno di essi. Dal muro di Berlino e la guerra fredda; alla sua caduta con l’espansione ad Est “combinata, ma forse non proprio coincidente” tra NATO e UE. Dal tradire Gorbaciov alla cooptazione di Eltsin e Putin. Oggi alla guerra tra nuova dimensione orwelliana di Occidente e Oriente in lotta antropologica ma che spartiscono tra i loro dominanti i profitti della lotta di classe rovesciata.

Ma l’oggi non è deciso. Forse la Russia vuole riconquistare un proprio campo e giocare di anticipo arruolando la Cina che è nel mirino USA. Forse gli USA vogliono arruolare la UE e spezzarne l’autonomia. Forse la UE vuole allargare il proprio campo usando la NATO come fatto dopo l”89. E forse la UE di Polonia e, temo, Germania che si stanno riarmando più di tutti gli altri, ha idee diverse da quella francese che però ha il nucleare.

Di certo il gioco è più sul versante delle destre. Il Parlamento Europeo ormai è una grancassa di guerra. Tra pochi mesi con la forza assai accresciuta di popolari e ECR (Meloni) si vedrà meglio la politica. Così come nel Consiglio Europeo dopo le elezioni in Grecia e Spagna se, purtroppo, andranno in un certo modo. Forse si capirà meglio cosa significa “sconfiggere Putin”. Anche cosa vuole veramente il duo Meloni Van Der Leyen, protagoniste dell’attuale compromesso di gestione tra Nazioni e Governance.

Certo è che le destre sembrano saper usare la Storia. Mentre le sinistre atlantiche per Maastricht sanno solo operare per il mercato come sol dell’avvenire.

di Roberto Musacchio

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