Per realizzare la nostra breve analisi è necessaria una introduzione che sintetizzi in maniera estrema il percorso storico che ha portato all’attuale stato delle cose. Le varie fasi successive dello sviluppo capitalistico sono caratterizzate e definite dalla progressiva messa a valore della capacità di cooperazione sociale; le macro fasi sono definite anche in base alle fonti di energia con cui si alimenta il processo produttivo a cominciare dall’uso del vapore. Ogni periodo è caratterizzato dalla introduzione di nuove tecnologie applicazione dell’apertura progressiva di nuovi campi di conoscenza scientifica. [citazione Grundrisse] Il contenuto di conoscenza incorporato nei processi produttivi cresce in termini esponenziali. L’ambiente naturale organico e inorganico in tutto questo sviluppo per lungo tempo è stato considerato una fonte inesauribile. Il nesso energia-informazione si è fatto sempre più complesso, nei termini sia della trasformazione della materia che nella organizzazione dei processi di comunicazione, acquisizione ed elaborazione delle informazioni, dall’invenzione del telegrafo, alla radio sino alla creazione di dispositivi elettronici di trattazione dei dati ed elaborazione dell’informazione.
Il nesso tra sviluppo scientifico-tecnologico e forma dei rapporti sociali, costituisce un processo fortemente contraddittorio che ha subito accelerazioni, rotture e trasformazioni attraverso crisi economiche, conflitti sociali e guerre; queste ultime sono state occasioni per un superamento delle fasi di crisi e stagnazione economica e per la realizzazione di straordinari salti tecnologici. Il progetto Manhattan1, per la realizzazione della bomba atomica durante la seconda guerra mondiale, è stato il primo esempio di ‘big science’ definito come tale per il salto di qualità nella dimensione delle risorse e della complessità dell’intero processo messo in atto per realizzare la nuova arma, nel quale si è avuta la convergenza di molteplici linee e gruppi di ricerca, passando per la realizzazione del primo reattore nucleare, la ‘pila atomica’ realizzata sotto le tribune ovest dello stadio abbandonato Alonzo Stagg Field dell’Università di Chicago, sotto la direzione di Enrico Fermi. Un processo che ha integrato le più diverse competenze scientifiche e tecnologiche, innovando processi organizzativi, tecnologici e produttivi, in condizioni di segretezza e controllo organizzativo totale, con vincoli temporali stringenti.
Dal sistema tecnologico e produttivo uscito dal secondo conflitto mondiale, dal progetto teorico della Macchina di Turing2, dal modello di computer di Von Neumann3 arriviamo con un salto -che comprende una molteplicità di passaggi di fase in termini tecnologici, economici e sociali- alla situazione attuale nella quale la digitalizzazione dei processi di riproduzione sociale assume il carattere della totalità e della pervasività, della inscindibilità dei processi, della rete, dei dispositivi di elaborazione dei dati da qualsiasi relazione sociale; entro questa totale compenetrazione tra processi di riproduzione sociale e processi di acquisizione, trasmissione ed elaborazione dei dati si pone una infinità di domande sui caratteri assunti dalla cooperazione sociale, sulle forme della soggettività, della cultura, a fronte del tramutarsi in macchina delle espressioni soggettive, cosa sia una soggettività genericamente umana.
La nascita della società capitalistica -assieme alla messa a valore progressiva di ogni relazione sociale- ha dato pieno significato e concretezza al termine, al concetto di cooperazione antagonista; tuttavia sia pure nel succedersi di movimenti processi, episodi rivoluzionari, le soggettività, le culture, le organizzazioni conflittuali con i rapporti sociali dominanti sono rimaste legate, nella loro dialettica, con i rapporti sociali, economici, politici, di potere con i quali confliggevano; nel pieno rispetto del ribaltamento della dialettica hegeliana. Le varie fasi di globalizzazione, di strutturazione della formazione sociale globale, hanno prodotto una stratificazione sempre più complessa della stessa formazione, una stratificazione, una articolazione nella quale l’autonomia delle forme di soggettività dalle forme del dominio diventa una impresa sempre più ardua, sempre più arduo è rompere l’isolamento ovvero coniugare le differenze, le specificità con l’universalità, coniugare locale e globale, di agire concordemente a livello globale. Se il sistema capitalistico si rigenera come la Fenice dalle ceneri delle sue crisi, riconfermandosi, come sistema globale, ben altra sorte tocca alle forme di soggettività autonome, di cooperazione antagonista.
La cooperazione sociale ha le sue regole, vive di una dialettica tra conservazione e innovazione, la cooperazione sociale non è in contraddizione con il conflitto che può costituire tanto un elemento di disgregazione quanto di trasformazione di una formazione sociale. La digitalizzazione sempre più pervasiva contribuisce alla formalizzazione della cooperazione sociale, alla creazione di una sorta di grande macchina universale; il sogno di libertà dell’etica hacker agli albori dello sviluppo dell’informatica, quando la creazione del software era libera e la proprietà riguardava l’hardware, si è infranto sulla capacità del capitale di sussumere la potenza creatrice su cui il digitale si fonda, di trasformarla in processo industriale. Il caso più esemplare ed eclatante è stata ed è la capacità di utilizzare lo sviluppo del software libero, di Linux in particolare da parte di società come IBM ed in generale nella creazione della infrastruttura del cloud computing su cui si basa ormai lo sviluppo dell’intero apparato globale di elaborazione dati.
Ciò nonostante le forme, i dispositivi di condivisione e libera circolazione della conoscenza sono in costante sviluppo, contro le forme di appropriazione privata della conoscenza che sono alla base del sistema dominante; l’intreccio tra forme economiche e politiche di controllo delle reti di produzione e condivisione della conoscenza, dei canali della comunicazione sociale sono elementi essenziali alla definizione dei diversi regimi politici, della struttura delle formazioni sociali. Il confronto, lo scontro sul terreno delle reti informative è parte integrante, essenziale degli apparati militari delle strategie che si confrontano nella condizione di belligeranza permanente e globale in cui stiamo vivendo.
Il tema di queste riflessioni sparse – a fronte di campo di indagine troppo vasto, complesso ed articolato su più dimensioni– è quello del possibile libero sviluppo della soggettività e della cooperazione sociale, delle sue forme, linguaggi, permanenze e capacità conflittuale nel cotesto del processo di sussunzione e formalizzazione che è nella natura del rapporto di capitale. La fondo si agita anche l’interrogativo sulla natura cooperante o meno dell’essere umano nelle sue diverse manifestazioni, attraverso le diverse forme di civiltà e culture. Non a caso l’introduzione al testo storico di Robert Axelrod ‘The evolution of cooperation’ l’introduzione della ristampa è di Richard Dawkins, l’autore del Gene Egoista. Il testo di Axelrod analizza le strategie ed il loro esito4, distinguendosi dalla visione della sociobiologia che vede nella genetica alcuni fondamenti del comportamento umano e delle relazioni sociali; comunque il quesito se sia una logica collaborativa o competitiva a dominare le relazioni umane e sociali, è al fondamento di una riflessione millenaria oltre che del senso comune. Il riferimento al paradigma evolutivo della selezione naturale con la sopravvivenza del più adatto viene utilizzato per sminuire, mettere in secondo piano il ruolo della collaborazione, di cui viene salvata una definizione di tipo gerarchico fondata su rapporti di forza e strutture di potere. Se la macchina sociale capitalistica si fonda sulla astrazione delle qualità umane e sociali, sulla loro messa a valore, dando forma e possibilità di riproduzione in base agli esiti della valorizzazione, resta l’interrogativo di cui sopra, sulle attitudini dell’essere umano a collaborare, competere o confliggere; del resto i dispositivi di motivazione e controllo a livello economico e politico si fondano su valorizzazione ed indirizzo delle attitudini, dei bisogni, dei sentimenti e delle emozioni.
La scomposizione sociale, della struttura di classe della società industriale nell’epoca che si viene a definire come post-tayloristica dominata progressivamente dalle tecnologie digitali, ha devastato la struttura delle classi scompaginato i meccanismi di solidarietà sociale, devastato le culture politiche fondate sulla costruzione di una ‘coscienza di classe’, ha mutato il panorama delle culture politiche. Con ciò non si può certo dire che sia scomparso il conflitto di classe, ne è mutata la natura si è dislocato seguendo le dinamiche e le geografie della divisione internazionale del lavoro. Sul piano politico la mutata composizione sociale e l’affermarsi della società dell’informazione, il radicalizzarsi dell’intervento dei processi di valorizzazione sul piano delle relazioni umane, hanno prodotto quell’insieme di fenomeni, orientamenti, forme di organizzazione che sono generalmente definite come ‘populismo’ nelle sue varianti più o meno di destra o di sinistra nell’opinione comune; anche su questo termine si apre una prateria da indagare, ma certo non ci si può fermare all’autodefinizione, all’immagine che hanno di sé le organizzazioni politiche. Si apre uno sterminato campo di indagine da affrontare al meglio in termini di ricerca-azione, anche a partire dall’azione politica, che deve far mergere in termini qualitativi e quantitativi quei caratteri umani che nelle nostre società si affermano; le logiche, solidali e/o competitive, gli orizzonti di futuro che i diversi soggetti vedono davanti a sé, che prediligono o ricercano. Una ricerca-azione poiché se la realtà è difficile da trasformare nelle sue tendenze oggi dominanti essa è costellata di conflitti, scossa com’è dal convergere di processi di crisi globale. Lo scontro politico oggi rischia di essere tra chi vuole gerarchizzare e ridurre ai minimi termini le differenze e chi ne vuole garantire il ruolo e lo sviluppo nel contesto e secondo le logiche cogenti del processo di valorizzazione del capitale.
L’indagine e la riflessione ad ogni suo passaggio deve necessariamente riprendere in considerazione ee aggiornare il ruolo dei dispositivi digitali nelle relazioni sociali, nello sviluppo delle soggettività e delle forme di cooperazione sociale, lo stimolo viene anche da uno scritto di Amedeo Santosuosso ‘ABOUT COEVOLUTION OF HUMANS AND INTELLIGENT MACHINES: PRELIMINARY NOTES’, che si collega ad una indagine svolta in altri suoi scritti come ‘THE HUMAN RIGHTS OF NONHUMAN ARTIFICIAL ENTITIES: AN OXYMORON?’, la riflessione portata avanti può essere parzialmente indicata dalla introduzione al primo scritto5
Il concetto proposto da Santosuosso di una ‘nuova nicchia ecologica’ è da declinare all’interno, nella configurazione del sistema ecologico globale rimanda quindi alla crisi ambientale, alla devastazione dei sistemi ecologici al rapporto dialettico che la trasformazione della formazione sociale stabilisce con questa crisi, con i suoi orizzonti catastrofici già oggi presenti. Santosuosso propone a suo modo un orizzonte ottimista, la nuova nicchia ecologica di cui parla dovrebbe finire per essere trasformata ed abitata da una nuova umanità, definita anche -o meglio necessariamente- attraverso la sua relazione con le nuove forme di intelligenza, di conoscenza, controllo ed intervento sulla realtà; più che una previsione quella di Santosuosso appare come l’apertura di nuovi orizzonti per definire i diversi livelli di soggettività che operano e opereranno nella realtà, laddove nella nicchia operano e sono portatori di diritti gli esseri viventi non umani, il che crea un legame tra culture proiettate nella relazione con la conoscenze, i punti di vista prodotti da dispositivi digitali cosiddetti intelligenti e quelle culture radicate nel riconoscimento della soggettività del vivente in generale, con cui da sempre coabitano e dialogano.
Una prospettiva questa necessaria per contrapporsi a quella che vediamo emergere come dominante che si può riassumere volgarmente nel motto ‘si salvi chi può’; dove della complessità del mondo data ormai sostanzialmente per spacciata si salva ciò che la tecnologia, le conoscenze acquisite sul mondo mentre si devasta il mondo, permetteranno di salvare, una sorta di arca globale tecnologica su cui potrà salire una parte privilegiata dell’umanità, pur sempre gerarchizzata al suo interno, con qualche possibilità di sopravvivenza precaria al suo esterno per il resto dell’umanità.
Diverse crisi -per usare un termine abusato- oggi si vanno intrecciando tra loro, partendo da quella climatica, passando per la pandemia -quella attuale e quelle prossime venture- arrivando alla guerra, in rapida evoluzione, con le sue conseguenze sulla crisi energetica, ritornando in pieno sulla crisi climatica non affrontata e giocata invece sui diversi terreni della competizione globale.
La guerra costituisce un elemento di accelerazione degli andamenti e di modifica delle traiettorie delle diverse crisi -costituisce la manifestazione evidente di uno stato di belligeranza permanente che coinvolge ogni regione del globo- esalta le contraddizioni e l’incapacità di intervenire globalmente e concordemente sulle crisi globali; di non secondaria importanza è l’incapacità degli strumenti di governo del ciclo economico e finanziario messi in atto dalle banche centrali di governare i processi inflattivi conseguenti a questo stato di cose, senza dare inizio a fasi di stagnazione depressione, che colpiranno, come sempre, in maniera diseguale i diversi settori sociali e le diverse regioni del globo, sempre e comunque coinvolte dai terremoti finanziari.
Gli eventi di queste ultime ore segano un ulteriore passo avanti verso un aggravamento dei livelli di scontro, nella conferenza del patto di cooperazione di Shangai la Russia ha trovato uno schieramento a sfavore dello schieramento atlantico, ma non a favore dell’iniziativa di guerra in quanto tale; in buona sostanza una incapacità complessiva di abbassare il livello di scontro, facendo ognuno dei paesi coinvolti i propri interessi nel campo delle relazioni economiche e strategiche. La logica soggiacente di lungo periodo del ‘si salvi chi può’ ne viene confermata salvo chiedersi chi poi effettivamente si salverà, con l’uso di strumenti tecnologici sempre più sofisticati.
di Roberto Rosso
- https://en.wikipedia.org/wiki/Manhattan_Project [↩]
- https://en.wikipedia.org/wiki/Turing_machine [↩]
- https://en.wikipedia.org/wiki/Von_Neumann_architecture [↩]
- vale la pena di leggere in merito anche un articolo del 1981, disponibile in formato PDF https://scholar.google.it/scholar_url?url=http://math.uchicago.edu/~shmuel/Modeling/Axelrod%2520and%2520Hamilton.pdf&hl=it&sa=X&ei=XtgqY6CgM7LGsQKUpYXgBw&scisig=AAGBfm2wwoe0IQOJHEdE6Mdj9OtguRkSSQ&oi=scholarr [↩]
- La cooperazione è qualcosa che merita di essere esplorato da un punto di vista sociale, economico, biologico e persino genetico. Questo documento si occupa della cooperazione umana e si concentra specificamente su come gli esseri umani interagiscono con le macchine intelligenti, che sono considerate come entità che, insieme ad altre (umani e animali non umani), popolano la stessa nicchia ecologica. Il discorso si basa su due pilastri teorici: l’ipotesi dell’auto-addomesticamento degli esseri umani e la teoria della costruzione di nicchia. Quindi, il movimento delle macchine intelligenti dall’isolamento alla cooperazione diretta è mostrato come il cambiamento tecnologico fattuale che solleva il problema di come funziona la cooperazione tra esseri umani e macchine intelligenti e con quali effetti. Viene offerta una presentazione delle due principali visioni sul futuro delle relazioni uomo-macchina e vengono discusse le diverse possibilità di sviluppo dell’autocontrollo tra esseri umani e macchine intelligenti. Secondo l’Autore, le macchine non distruggeranno l’umanità. Gli esseri umani si evolveranno insieme alle macchine che creano e che controlleranno attraverso regole sociali, etiche e legali. Inoltre, gli esseri umani, integrati con dispositivi meccanici o elettronici, continueranno la loro evoluzione sviluppando il loro autocontrollo come cyborg. Un’ultima nota è riservata a come sta cambiando la nostra nicchia ecologica.[↩]