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Colpiti quota 100 e il disegno di legge Zan

di R.M.

Nelle stesse ore in cui si attacca quota 100 viene colpito il disegno di legge Zan. Eravamo il Paese della scala mobile e del divorzio, della pensione con 35 anni di contributi e dell’aborto. La seconda Repubblica di PD, Lega e Berlusconi mette insieme il peggior servilismo al capitalismo e lo spregio dei diritti civili.

“Indietro non si torna” dicono abbia detto Draghi nell’abbandonare il tavolo con i sindacati sulle pensioni. In realtà indietro vuole tornare lui, a quella legge Fornero simbolo di una follia feroce per cui si può restare nei cantieri fino ad una età considerata rischiosissima anche per il Covid e si devono cumulare contributi da lavori precari che non li danno. Legge simbolo dell’assurdo neoliberale che non teme di essere palesemente in contraddizione perché semplicemente se ne frega. Fatta da quel governo Monti tecnico e di centrosinistradestra che seguì Ciampi e precedette Draghi in questa triste parabola del trentennio a trazione dell’Europa Reale. Come si fa a mettere insieme il peggior andamento dei salari d’Europa, con i livelli occupazionali e i monte orari lavorativi ristagnanti sul basso e sempre più precarizzati, con le prestazioni pensionistiche mediamente men che mediocri e che escludono già ora e in prospettiva peggio interi comparti sociali e generazionali, con la perdita di interi comparti produttivi e gli aumenti spropositati delle bollette? A questa domanda, cioè ai dati reali, dovrebbero rispondere quelli che oggi si apprestano a togliere quota 100 e anche chi flebilmente si distingue ma usa ancora le ciance su garantiti e no. Il bilancio sociale del trentennio è fallimentare. L’idea, sbagliatissima, di passare dagli obiettivi della piena occupazione che alimenta il welfare, dai diritti che consentono la dignità, dal pubblico come volano del progresso alla competitività, alla flessibilità, alle liberalizzazioni e privatizzazioni in Italia si è trasformata in un vero disastro. Di cui sono responsabili i governi di centrosinistradestra.

Ma Draghi, indietro non torna. D’altronde le pensioni assurde insieme al lavoro destrutturato sono una “richiesta” pressante della UE. In Spagna si sta tentando di impedire la riforma della legge sul lavoro fatta dal PPE per cui c’è l’impegno nell’accordo di governo tra Psoe e Unidas Podemos ma i socialisti faticano a rispettarlo.

A questa alzata di scudi di Draghi sarebbe bene che rispondesse, subito, una grandissima mobilitazione. I sindacati hanno dimostrato di saperla fare pochi giorni fa riempiendo piazza San Giovanni e ricostruendo il popolo dell’antifascismo. Ricostruire un popolo della giustizia e dei diritti sociali a partire dalle pensioni sarebbe importantissimo. Sciopero generale, mobilitazione, se non ora, quando?

Intanto il popolo no global, nuovo e antico, si ritroverà a contestare il G20, la struttura oligarchica che lega dominanti e predatori, e Draghi che lo presiede. Dicono che a difenderlo ci saranno droni e cecchini a guardia di una immensa zona rossa, in realtà un buco nero.

Pacificamente ma con fermezza, movimenti, studenti, ecologisti, femministe, sindacati e partiti di sinistra alternativa saranno in campo per iniziative, corteo e assemblee. Tra loro anche noi di transform Italia e Europa che abbiamo messo insieme con Agorà degli abitanti della terra da un anno la rete Move up contro i profitti su popoli e la pandemia e per un’altra agenda.

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