Proprio in questi giorni è stata lanciata questa campagna per il mantenimento dei diritti sociali dei cittadini europei residenti in Inghilterra e vice versa che ospitiamo e sosteniamo. Si tratta di una Iniziativa Cittadini Europei che prevede una sottoscrizione on line che potete fare accedendo al link che trovate nell’articolo.
di Tony Simpson (*)- C’è una grande assente nel dibattito che anima i negoziati sulla Brexit dopo che il Regno Unito ha deciso il 23 giugno 2016, con il 51,89% devi voti favorevoli, di lasciare l’Unione Europea: la cittadinanza europea e, di conseguenza, il futuro dei diritti fondamentali di circa cinque milioni di persone. Tanti infatti sono gli inglesi (1 milione) che vivono e lavorano nell’UE insieme ai cittadini europei di varie nazionalità (3.5 milioni) che fanno altrettanto nel Regno Unito. Quale sarà il loro status giuridico, quali saranno i diritti che potranno esercitare, a quali condizioni potranno rimanere laddove si trovano oggi, quali cambiamenti ci saranno nelle loro situazioni familiari, professionali, economiche, sociali: insomma, cosa accadrà loro dal 30 marzo 2019, data in cui la Brexit sarà effettiva?
Brexit non può significare perdita di diritti fondamentali, non deve diventare la scusa per creare nuove discriminazioni tra gli attuali cittadini europei, non ci si può arrendere alla retorica di chi vuole trasformarci in nuovi “migranti” senza diritti addirittura tra Paesi che appartengono o hanno appartenuto all’Unione Europea.
Cinque milioni di cittadini dell’Unione ancora oggi non sanno quali saranno i loro diritti fondamentali una volta scattata la Brexit e vivono ancora in una sorta di limbo politico-giuridico malgrado siano passati oltre 800 giorni dal referendum sulla Brexit. Non a caso, è in corso un vero e proprio “Brexodus” dal Regno Unito: decine di migliaia di famiglie impacchettano i loro beni per trasferirsi in luoghi dove si sentono più benvenuti e al sicuro. Un vero fenomeno sociale e politico.
La nostra proposta è molto semplice: i diritti di cittadinanza europea come definiti di comune accordo in questi anni, e sintetizzati dai trattati UE, non sono in vendita; Brexit o no, bisogna riconoscere a tali diritti uno status permanente in modo che i cittadini europei residenti nel Regno Unito e quelli inglesi residenti nell’UE possano continuare ad esercitare gli stessi identici diritti nello stesso identico modo in cui fanno oggi.
E’ per questo che dal Regno Unito abbiamo lanciato una “Iniziativa Cittadinanza Europea (ICE)” per costringere i legislatori a dare uno status permanente alla cittadinanza europea. L’ICE è uno strumento giuridico contenuto nei trattati UE che “costringe” la Commissione di Bruxelles a prendere un’iniziativa legislativa come indicato dai promotori dell’ICE, a condizione però che essi raccolgano almeno un milione di firme in calce al loro appello, provenienti da almeno sette Stati Membri UE secondo alcune soglie minime calcolate in funzione della loro popolazione.
Questo è l’obiettivo principale del nostro appello-ICE su cui stiamo raccogliendo le adesioni: “I cittadini dell’Unione europea eleggono il Parlamento Europeo e partecipano ai suoi lavori esercitando in tal modo i diritti previsti dal trattato, potenziando la democrazia e rafforzando la cittadinanza dell’Unione. Rilevando che, secondo la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, la cittadinanza dell’Unione è uno status fondamentale dei cittadini degli Stati membri e che la Brexit priverà milioni di cittadini dell’Unione di tale status e del diritto di voto alle elezioni europee, gli organizzatori dell’iniziativa chiedono alla Commissione di proporre modalità per scongiurare il rischio di perdita collettiva della cittadinanza dell’Unione e dei diritti a essa collegati e per garantire a tutti i cittadini dell’Unione che, una volta ottenuto, tale status è permanente e che i diritti a esso collegati restano acquisiti”.
Nel redigere il testo abbiamo espressamente deciso di legarlo alla scadenza elettorale di fine maggio 2019 per il rinnovo del Parlamento Europeo per almeno due motivi: 1) “l’abolizione” di una consultazione elettorale o la mancata partecipazione ad essa è sempre dannosa per la democrazia; 2) la nostra iniziativa è un’aperta rivendicazione dell’esercizio di un diritto politico riconosciuto dai trattati UE a tutti i cittadini europei, come tali vogliamo continuare a riconoscerci al di là di dei negoziati finali sulla Brexit.
La nostra ICE è stata ufficialmente registrata il 23 luglio 2018, abbiamo esattamente un anno per raccogliere un milione di firme. Al momento in cui scrivo siamo a circa 85.000 (21 mila dai Paesi UE e le rimanenti 64 mila dal Regno Unito).
Mi appello a tutte le organizzazioni della società civile e politica italiana affinché sostengano la nostra iniziativa, a cui è molto semplice aderire. Basta infatti inserire i propri dati personali nel seguente sito gestito dalla Commissione Europea: https://eci.ec.europa.eu/002/public/#/initiative
Il milione di firme deve provenire da almeno sette Paesi UE secondo soglie numeriche minime: per l’Italia, si tratta di 54.750 dichiarazioni di sostegno, un obiettivo che chiediamo a tutti di raggiungere insieme facendo semplicemente circolare questo articolo od informazioni simili. Stiamo intensificando la campagna anche in Irlanda, Romania, Francia, Polonia, Germania ed altri Paesi, oltre al Regno Unito.
Per fare tutto questo, ci siamo ovviamente costituiti in un Comitato Promotore con il sostegno di molte personalità della vita civile e politica britannica ed europea, le cui attività possono essere consultate in questo sito: www.eucitizen2017.org. Il nostro conto Twitter è @EUCitizen2017 .
La salvaguardia dei diritti collegati alla cittadinanza europea e delle attuali condizioni di vita di milioni di persone impattate dalla Brexit dev’essere una priorità, cosi come la libera circolazioni delle persone tra Unione Europea e Regno Unito. Per questo vi chiedo di aderire via internet alla nostra iniziativa e di far circolare le informazioni qui indicate nelle vostre pagine Facebook o conti Twitter, nonché in riviste e giornali. Ciò sarà di grande aiuto. Siamo tutti cittadini europei, Brexit o no.
(*) Tony Simpson è il rappresentante legale dell’ICE “Cittadinanza Europea Permanente”, lavora alla Bertrand Russell Peace Foundation ed è l’editore della rivista “The Spokesman” dell’omonima fondazione.