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Breve cronistoria del gruppo GUE dal 1989 ad oggi

di Pasqualina
Napoletano

Era il luglio 1989, quattro mesi prima della caduta del muro di Berlino, quando, all’inizio della terza legislatura del Parlamento Europeo (eletto a suffragio universale), si costituì il Gruppo della Sinistra Unitaria Europea (GUE – Gauche Unitaire Européenne)

Come oggi, prima della sessione di insediamento del nuovo Parlamento, bisognava costituire i Gruppi Politici; a differenza di oggi, il Gruppo politico più numeroso era il Gruppo Socialista e ciò già dalla prima legislatura (1979/1984).

Alla sinistra dei Socialisti vi era il Gruppo Comunista e Apparentati il quale mostrava segni di crisi, dovuti principalmente al rapporto con l’URSS e all’adesione, seppur critica, al processo di integrazione europea, tanto che, nell’ultimo periodo, come ebbe a dirmi Marisa Rodano, i deputati non si riunivano neanche più insieme a Bruxelles, ciascuna delegazione lo faceva nel proprio Paese.

In Spagna, dopo una campagna comune nel 1986 contro l’ingresso nella NATO voluto dal Primo Ministro Felipe Gonzales, il Partito Comunista Spagnolo si dissociò dall’alleanza di sinistra e Izquieda Unida si costituì come erede di quell’euro- comunismo che aveva caratterizzato la politica del PCI di Berlinguer.

Il PCI di Occhetto, in questo contesto, tentò la formazione di un nuovo Gruppo, cosa che riuscì anche perché il PCI ebbe un notevole successo elettorale eleggendo ben 22 deputati e perché anche in altri Paesi oltre la Spagna, si erano messi in moto processi di scomposizione e ricomposizione a sinistra.

Il Gruppo GUE, quindi, vide la luce con i 22 eletti PCI, quattro di Izquierda Unida, uno del Partito greco Sinaspismos (erede del Partito Comunista dell’Interno) e uno del Partito della Sinistra Danese; 28 in tutto.

Non era una grande formazione, tuttavia era politicamente coesa e con capacità di influenzare lo stesso Gruppo Socialista.

Nella Delegazione italiana, insieme a compagni che, come me, venivano da esperienze di direzione politica territoriale, vi erano dirigenti nazionali, a cominciare dallo stesso Occhetto, Giorgio Napolitano, Luciana Castellina, intellettuali come Biagio De Giovanni, scienziati come Tullio Regge; Dacia Valent, giovane donna poliziotto , vittima a Palermo di un episodio di razzismo a causa della sua pelle nera e Maurice Duverger,importante giurista, vicino al Presidente Francois Mitterrand, eletto nelle liste del PCI italiano la cui elezione alludeva al percorso che Occhetto aveva in animo di intraprendere verso i socialisti europei che, tuttavia, all’epoca vedevano ancora l’ingombrante presenza di Craxi. Anche nelle altre Delegazioni vi erano persone interessanti come Fernando Perez Rojo dell’Università di Cordoba e Antonio Gutierrez, detto el Guty, perseguitato dal franchismo, il quale, da uomo libero non ha mai più indossato una cravatta nella sua vita perché gli ricordava la garrota, strumento di morte usato in Spagna fino agli anni ’70 del 900 proprio dal regime Franco.

Personalmente ricordo quelli come gli anni più belli della mia esperienza europea.

Seppure il PCI fosse il socio di maggioranza, vi fu grande attenzione a valorizzare anche le altre componenti; Luigi Colajanni fu il Presidente del Gruppo, ma Fernando Perez Rojo, divenne Vicepresidente del Parlamento Europeo.

Come si può immaginare non fu tutto rose e fiori, infatti, a novembre dello stesso anno cadde il Muro di Berlino; tuttavia, quel Gruppo era politicamente attrezzato per quel passaggio d’epoca che non comportava necessariamente “finire sotto le macerie del muro”, piuttosto impedire che con il muro venisse travolta l’intera storia della sinistra. Cosa che, con il senno di poi, non è riuscita del tutto né alla sinistra di tradizione comunista, né a quella socialista e socialdemocratica e, forse, una riflessione utile anche per il futuro, dovrebbe ripartire proprio da lì.

Con la svolta della Bolognina del 1991, nel Pci si avviò un tormentato processo che portò nel Congresso di Rimini allo scioglimento dello stesso e alla nascita del PDS, con la conseguente scissione che nel dicembre dello stesso anno darà vita a  Rifondazione Comunista.

L’ingresso nel Gruppo Socialista sembrava alla dirigenza del PCI un approdo in grado di permettere quell’alternanza che in Italia al PCI era stata preclusa nel mondo dalla divisione in blocchi.

La storia che ne è seguita dimostra che quella lettura era legata all’illusione che il mondo del dopo ’89 avrebbe garantito orizzonti progressisti; principalmente su questo si sviluppò l’aspro confronto  tra la mozione di Occhetto e quella di Ingrao e Tortorella, che dava una lettura del tutto diversa del mondo a venire, dominato dall’unilateralismo USA .

Nel settembre 1992 il PDS, infatti, aderì all’Internazionale Socialista e due mesi dopo divenne co-fondatore del Partito del Socialismo Europeo e i suoi eletti entrarono nel Gruppo Socialista Europeo. Cosa che non fecero le altre formazioni che avevano contribuito a formare il GUE.

Il GUE troverà nuova vita nella legislatura successiva (1994/99) con gli eletti di Rifondazione Comunista e con altre formazione della Sinistra nordica e mediterranea fino a raggiungere nel 2014 , grazie anche alla campagna “l’altra Europa con Tsipras” , il massimo storico di 52 esponenti. Nel 2004 nacque il Partito della Sinistra Europea, il cui primo Presidente fu Fausto Bertinotti. Oggi, nel momento in cui scriviamo, raggiunge il numero di 46 eletti e, soprattutto, vede il ritorno degli italiani con i due deputati di Sinistra Italiana e con l’ingresso degli otto deputati del Movimento Cinque Stelle.

Senza sottacere il fatto che anche nella legislatura che si apre il GUE dovrà affrontare problemi di coesione interna , è pur vero che la sua esistenza ha alle spalle una storia importante.

Pasqualina Napoletano

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