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Brasile: una teocrazia rampante!

di Solange
Cidreira

Nell’ottobre del 2020 il Brasile, insieme a 32 paesi con governi conservatori, ha sottoscritto “Il consensus di Ginevra”, un testo anti-aborto.

Con la scusa di voler proteggere la vita delle donne e il rafforzamento della famiglia, nei fatti si attacca il diritto all’aborto.

Fra i firmatari del “consensus” si trovano, fra gli altri, gli Stati Uniti, l’Egitto, l’Ungheria, l’Uganda, la Bielorussia.

Il 12 marzo scorso la Segretaria di Stato per la famiglia, in una riunione mondiale dei partiti conservatori, ha affermato che il Brasile è pronto ad assumere, in tutti gli organismi mondiali – OMS, ONU, OSA (Organizzazione degli Stati americani) – la leadership delle azioni contro il diritto all’aborto e contro l’“ideologia gender”.

Del resto il Presidente Bolsonaro già nel 2018, durante la campagna elettorale per le presidenziali, aveva coniato lo slogan “Il Brasile sopra tutto, Dio sopra tutti”, mentre una delle sue affermazioni più frequenti è quella secondo la quale “il Brasile è laico ma il suo popolo è cristiano”.

Questo progetto di società conservatrice trova alleati anche fra le Chiese Evangeliste brasiliane che rappresentano circa il 30% della popolazione. I principali leader degli evangelisti nella maggior parte dei casi sono miliardari esonerati dal pagamenti delle tasse (per il loro ruolo di religiosi, ndr) ed hanno una grande influenza sia mediatica che in diversi settori economici. La “Chiesa Universale”, probabilmente la più ricca, possiede il secondo canale della televisione brasiliana. Educazione, informatica, sanità, gruppi editoriali… sono fra i settori maggiormente investiti dall’annebbiamento evangelista.

Settori tradizionali come i proprietari terrieri e l’esercito, che nel Parlamento brasiliano hanno dato vita a gruppi di pressione a sostegno delle politiche neo-liberiste, sono fortemente ancorati al progetto bolsonarista per mantenere i privilegi della classe dominante tanto da rendere il Brasile uno dei paesi del mondo con le maggior ineguaglianze sociali.

Il gruppo parlamentare detto della “Bibbia” è il più fedele fra i fedeli, ed il governo può contare su di esso per l’approvazione di qualsivoglia progetto: dalla vendita a prezzi irrisori delle eccellenze industriali brasiliani come Petrobas, alla distruzione di servizi pubblici quali la scuola ed il sistema nazionale sanitario (SUS) che dentro la pandemia ha dimostrato, invece, tutta la sua utilità nella campagna vaccinale in un Paese che è grande quanto un continente.

Un’oggettiva alleanza si è ordita fra alcune chiese e le milizie (gruppi paramilitari, composti da agenti della Polizia dello Stato, ndr). Se la loro forza mediatica non è sufficiente ad imporre la loro egemonia, esse non esitano ad utilizzare i miliziani per reprimere gli oppositori e la popolazione.

Recentemente in un caso di aborto consentito dalla legge (una bimba di 10 anni stuprata all’interno della sua famiglia), la pastora Damares Alves, ministra della Famiglia, delle Donne e dei Diritti Umani e pilastro della “moralità” del governo, ha invitato le milizie “pro-life” a invadere la clinica dove si sarebbe dovuto praticare l’aborto in modo da impedirlo.

I gruppi che non condividono questa visione e questo modello di società subiscono questa offensiva reazionaria come un colpo di frusta: donne, neri, gruppi LGBTQ+, membri di religioni di tradizione africana, indigeni, atei, ricercatori, giornalisti e la sinistra in generale sono costantemente nel mirino ed ostracizzati.

Utilizzando una retorica grondante di citazioni bibliche l’obiettivo degli evangelisti è quello di arrivare al potere ed il loro desiderio è sostenuto da Bolsonaro. Quest’ultimo sta per nominare al Supremo Tribunale Federale (STF), cioè l’equivalente della Corte Costituzionale, un giudice evangelista allineato alla sua politica oscurantista. Obiettivo del Presidente brasiliano è quello di sostituire i giudici del STF che stanno andando via via in pensione con evangelisti di provata fede.

E se gli strumenti legali non bastano ad imporre la sua visione del mondo, Bolsonaro è pronto a riportare alla luce la famigerata “Legge di Sicurezza Nazionale” – in vigore nel 1964, all’epoca della dittatura fascista – in modo da poter perseguire tutti gli oppositori.

La Costituzione brasiliana consacra il principio di laicità, ma perché tale principio venga applicato e non resti una promessa serve che le cittadini ed i cittadini lo possano difendere.


FAE – Feministes for Another Europe

Traduzione a cura di Nicoletta Pirotta

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