di Pierluigi Sullo – Cara Europa, nonostante tutto ti farei gli auguri per il nuovo anno. Anzi, penso ce ne sia davvero bisogno. E’ che se qualcuno mi domanda: sei italiano?, io rispondo sì, certo, e aggiungo: europeo. Ma che senso ha? Ecco, ci siamo abituati a pensare (e ce lo hanno spiegato a scuola da piccoli ecc.) che una linea retta corre dalla rivoluzione francese (l’illuminismo, i diritti dell’uomo…) fino all’Unione europea, passando per almeno un paio di guerre terrificanti. Ma ora la pace, il regno della libertà, la democrazia che ha per marchio “Made in Europe”.
Ma è così? Non è solo che da un lato c’è un ex agente del KGB che ora, da presidente eterno e diciamo pure dittatore russo, agita minaccioso missili nucleari, fa la guerra attraverso i “social” e il web, e invade i suoi vicini (che fanno di tutto per meritarselo).
Non solo: dall’altro lato c’è un mega speculatore edile e intrattenitore televisivo psicopatico che vuole mandare in pezzi ogni relazione tra Europa e Stati uniti in nome del “prima gli americani” (che qualcuno in Europa imita, prima noi e no, prima noi, non sospettando la verità elementare, che in questo modo ciascuno fa la guerra a tutti gli altri).
E non è nemmeno solo il fatto che l’Europa fa male a se stessa, con la sua politica di “austerità” che ha fatto incattivire elettori e ceti medi e ceti meno medi, e insomma, sta distruggendo solidarietà sociale e stabilità delle istituzioni, la democrazia che c’è, e non parliamo dell’ambiente, con il presidente polacco che apre la conferenza Onu sul clima dicendo “eh, ma non rinunceremo al carbone”.
No, il problema numero uno è imbarcato su certi gommoni e altri galleggianti che spesso vanno a fondo (l’ultimo caso davanti alla Spagna, dodici annegati e dodici dispersi, cioè ventiquattro morti) e che talvolta depositano sulle coste esseri umani, donne e uomini e bambini, stremati, senza nulla, animati solo dall’illusione che l’Europa è un luogo sicuro, dove si mangia e si beve acqua pulita e si trova lavoro, un tetto, se ti ammali qualcuno ti cura, e poi qui siamo tutti uguali, lo dice la rivoluzione francese, l’abbiamo studiato nelle scuole del Senegal e del Chad da bambini. E non avrebbero torto, almeno in pratica, visto che la Germania vuole importare oltre un milione di lavoratori, ne ha un gran bisogno, e l’Ungheria del pupazzo “prima di ungheresi”, avendo chiuso le frontiere e alimentato il razzismo, spiega Le Monde, ora non ha abbastanza lavoratori, e quindi s’inventa che chi lavora deve accettare straordinari enormi e pagati in estremo ritardo, riassunto molto eloquente di quel che una politica anti-migranti comporta (e a non capirlo, mi vergogno a dirlo, è il consigliere comunale romano che ho disgraziatamente votato, secondo il quale vanno accettati solo i migranti di cui abbiamo bisogno, e gli altri a mare, diavolo, bisogna tutelare i lavoratori autoctoni, che non si sa cosa siano, in un tempo in cui le scuole sono piene di figli di stranieri e di meticci di ogni tipo, ma l’ideologia è per sua natura rigida come uno stoccafisso).
Ma il disastro principale non è “economico”, è l’abisso di coscienza sporca che si apre nel mezzo, tra la rivoluzione francese e politiche degne dell’apartheid sudafricano, quello che ci indignava tanto. Ogni uomo, donna o bambino che viene rifiutato, rigettato indietro, messo o ri-messo nelle mani dei torturatori e violentatori prezzolati da noi in Libia, è un mattone in meno alla base dell’edificio chiamato Europa.
E siccome la deriva è questa, ed è troppo forte per fermarla, avremo presto crisi che ci travolgeranno, quella ambientale, quella commerciale, quella della guerra all’orizzonte, ecc. Ammesso che non ci stiano già travolgendo. Perciò, cara Europa, ti faccio tutti gli auguri del mondo, è perché vorrei sopravvivere e non sentirmi troppo ipocrita e colpevole, come europeo (e non parliamo di quel che provo in quanto italiano).