Anche questo 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza di genere, con più rabbia che mai e per l’ottavo anno consecutivo, Non Una di Meno chiama la marea in piazza. Quest’anno saremo in due città che per noi rappresentano bene l’urgenza di questo momento storico, a Roma e Messina, per permettere a più persone possibile di partecipare e organizzarsi contro la violenza patriarcale!
[…]Il 25 N saremo a Roma e Messina per ribadire che siamo arrabbiate e vogliamo:
- Una trasformazione radicale della società, consapevoli che non saranno pene più severe, militarizzazione e sicurezza ad azzerare la violenza. Anzi siamo sicurə che l’impianto punitivo del sistema sia parte del problema e non la soluzione, che è invece cambiare le fondamenta su cui questo sistema si riproduce
- Scegliere noi chi considerare famiglia e che tipo di relazioni vogliamo avere, liberə da destini biologici e sociali
- Un pieno riconoscimento e implementazione dei percorsi di educazione al consenso, all’affettività, alla sessualità e alle differenze nelle scuole a partire dalla prima infanzia;
- Il rifinanziamento dei Centri anti-violenza, presidi fondamentali per il contrasto alla violenza, e l’approccio femminista come criterio fondamentale per l’assegnazione dei bandi, perché la prevenzione e il sostegno all’autodeterminazione nei percorsi di fuoriuscita da una prospettiva transfemminista sono elementi centrali e non sacrificabili
- Il sostegno all’autonomia economica per donne e persone LGBTQIAPK attraverso misure reali di sostegno economico, unite a servizi e welfare adeguati e svincolati dalla famiglia nucleare
- Una sanità pubblica universale e accessibile, la piena tutela del diritto di aborto e nuovi approcci alla medicina di genere, che garantiscano l’accesso alla salute e all’autoaffermazione di tutte le soggettività fuori da percorsi di colpevolizzazione, patologizzazione e psichiatrizzazione dei corpi
- Il cambiamento delle narrazioni e del linguaggio con cui la violenza viene raccontata nei media e nel dibattito pubblico, per uscire dalle logiche di pornografia del dolore e ri-vittimizzazione
- Un permesso di soggiorno slegato da qualsiasi ricatto lavorativo e familiare e leggi che consentano a chi nasce in Italia in famiglie straniere di avere subito il riconoscimento della cittadinanza
- Ribadire il nostro posizionamento anticarcerario, riconoscendo nel carcere una delle peggiori violenze istituzionali
- Un chiaro posizionamento in favore del popolo palestinese e della sua liberazione e una visione antimilitarista che ci permetta di evidenziare come i conflitti armati siano l’espressione più terribile della violenza patriarcale
- La liberazione e il desiderio, come unici orizzonti rivoluzionari per i nostri corpi, le nostre esistenze e le nostre collettività
Infine questo 25 Novembre gridiamo forte contro la Regione Lazio, perché faccia marcia indietro sulla revoca della delibera che apriva alla casa delle donne Lucha Y Siesta l’uso degli spazi di via Lucio Sestio, a Roma, e che saranno ora messi a bando. Esempio violento dell’attacco istituzionale ai luoghi di liberazione femministi e transfemministi, contro cui saremo ancora più rabbiosamente in piazza.
Proprio per questo, chiamiamo l’assemblea nazionale del 26 Novembre alla Casa delle donne Lucha Y Siesta.
La rivoluzione sarà transfemminista, o non sarà: Il transfemminismo è ingovernabile!
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Ho insegnato per più di 40 anni in un liceo di Milano. Prima era un Istituto Magistrale Statale, la scuola delle Maestre, e negli anni 80 anche a Milano era il percorso riservato alle ragazze! Tuttavia grazie alla lungimiranza di una Preside illuminata è stato realizzato in quel Magistrale un progetto di Educazione sessuale/sentimenti in collaborazione con gli operatori del Consultorio di zona.
Già, i Consultori, grande conquista degli anni settanta che operavano sul territorio per aiutare le persone dal punto di vista sanitario.
Il progetto viene realizzato grazie alla collaborazione tra ginecologo, psicologo, assistente sociale e gli insegnanti di Scienze , di Pedagogia e Psicologia con la supervisione della Preside. Prevedeva un intervento settimanale di un’ora nelle classi seconde in orario curricolare previo consenso dei genitori. Non fu facile avviare il progetto perché gli insegnanti che non ne condividevano gli obbiettivi e le finalità erano tanti soprattutto la maggiore resistenza arrivava dagli ambienti cattolici integralisti. Il progetto fu avviato e ebbe grande successo, la collaborazione ci fu per diversi anni, si interruppe quando furono chiusi i Consultori e la Sanità come servizio pubblico incomincio’ ad essere privatizzata .
Io credo che se vogliamo cambiare mentalità dobbiamo batterci come fece la Preside di quel Magistrale, affrontando denunce e boicottaggi, aiutare i ragazzi a capire e conoscere il proprio corpo e i propri sentimenti, a capire che l’altro che è davanti a ognuno di noi ha le stesse fragilità e che le differenze devono essere conosciute e valorizzate.
AD MAJORA
MARIA TERESA PUNZO