Cenni biografici
Angela Yvonne Davis nasce in Alabama nel 1944, in un quartiere dominato da un acuto conflitto razziale. A 14 anni si iscrive alla Little Red School House, scuola privata del Greenwich Village, quartiere radicale e progressista di New York.
Prosegue gli studi alla Brandeis University, in Massachusetts, poi in Francia a Parigi e in Germania, all’Università di Francoforte, allieva di Marcuse e di Adorno.
In questi contesti crescono la sua coscienza politica e il suo attivismo.
Il dilagare del movimento per i diritti civili la spinge a tornare negli Stati Uniti dove diventa attivista del movimento antirazzista.
Angela Davis ha attivamente partecipatoal Black Panther Party, alla sezione dello SNCC (Student Nonviolent Coordinating Committee) di Los Angeles ein diverse organizzazioni per le donne nere, tra cui “Sisters Inside” e “Critical Resistance”che ha contribuito a fondare.
È divenuta tristemente famosa dopo essere finita in carcere, alla fine di una lunga latitanza, accusata di complicità in omicidio durante la rivolta del 7 agosto 1970 nella quale alcuni militantisequestrarono il giudice Harold Haley mentre si svolgeva il processo contro alcuni detenuti neri appartenenti alle Pantere Nere. Nella fuga che seguì al sequestro vi fu una sparatoria con la polizia e vennero uccisi sia gli attivisti che il giudice.
L’arresto e il periodo di detenzione Angela Davis destarono clamore in tutto il mondo, dando luogo a una massiccia mobilitazione a favore della sua scarcerazione.
In carcere scriverà alcune delle sue pagine più famose. Black liberation struggle è la raccolta di scritti nei quali Angela Davis denuncia la dura vita delle e dei prigionieri politici e la repressione subita dai movimenti di liberazione dei neri negli Stati Uniti. Una testimonianza formidabile che aiutò a svelare quanto fosse alto il livello di razzismo negli USA dell’epoca.
Scagionata con formula piena dalle accuse che l’avevano tenuta in cella, ricominciò il suo percorso di militanza, concentrando i suoi sforzi sul problema delle carceri, delle origini sociali e razziali della detenzione di milioni di afroamericani negli istituti penitenziari statunitensi.
Nel 1972 Angela Davis è a Berlino Est con Erich Honecker mentre nel 1981 andrà a Mosca.
È stata iscritta fino al 1991 al Partito Comunista statunitense.
Dal 1991 ha contribuito alla nascita del “Committees of Correspondence for Democracy and Socialism” un gruppo democratico e socialista che, pur mantenendo aperto un dialogo con il Partito Comunista e sostenendoneideali e principi, ne ha contestato alcuni aspetti, fra i quali il richiamo al leninismo.
Ancora oggi proseguela sua intensa attività politica.
Negli ultimi anni si è fortemente oppostaalla deriva fondamentalista islamicadel movimento afrostatunitense, in particolare contro “Nazione Islamica”, un movimento islamista e maschilista il cui leader èLouis Farrakhan, e contro il “New Black Panther Party”, che ha preso il posto delle “Black Panthers”il movimento, laico e progressista, nato negli anni Settanta.
È vegana e apertamente lesbica.
Angela Davis attualmente insegna nel dipartimento di Storia della coscienza (History of Consciousness) dell’Università della California – Santa Cruz, dove dirige anche il Women Institute.
La sua analisi lucida e attenta continua a diffondere una teoria che allo stesso tempo spiega e dà strumenti per cambiare il mondo. Una teoria nella quale si individua nello sfruttamento la radice dell’oppressione, si dipinge il ritratto di un’unica classe, la classe lavoratrice, e si mette in luce quanto quest’ultima subisce e al tempo stesso lotta contro razzismo e sessismo.
I due nodi di fondo del suo pensiero e delle sue pratiche di lotta
Femminismo intersezionale e antirazzismo questi i due aspetti centrali del pensiero e delle pratiche di lotta di Angela Davis.
Con una consapevolezza di fondo: è il capitalismo, in quanto sistema economico che trae la sua forza dallo sfruttamento di forza-lavoro ampiamente sottopagata, a determinare disuguaglianza ed oppressione.
Scrive in La libertà è una lotta costante (Ponte alle Grazie, Milano, 2018:) «Non bastava rivendicare i diritti legali nella società per come si presentava, ma occorreva esigere diritti sostanziali – lavoro, case, assistenza sanitaria, istruzione, eccetera – e contestare la struttura stessa della società».
«Il femminismo implica molto di più che non la sola uguaglianza di genere. […] Deve implicare una coscienza riguardo al capitalismo, al razzismo, al colonialismo, ai postcolonialismi e all’abilità, e una quantità di generi più grande di quanto possiamo immaginare, e così tanti nomi per la sessualità che mai avremmo pensato di poter annoverare».
Il suo impegno verso la causa del movimento afroamericano è sempre stato incrollabile.
Davis può essere considerata una delle icone del movimento per i diritti civili degli afroamericani. Un movimento la cui storia è stata attraversata da grandissime mobilitazioni, da unattivismo potente e da idee e pratiche che hanno ispirato e guidato intere generazioni a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso.
Al contempo, Davis ha da sempre sottolineato il fondamentale contributo delle donne alla causa per i diritti civili.
In un’intervista rilasciata a Internazionale (La lotta per cambiare il mondo secondo Angela Davis – Lanre Bakare – Internazionale) sottolinea quanto «La maschilizzazione della storia va avanti da decenni, da secoli. I racconti dei linciaggi, per esempio, tralasciano spesso il fatto che molte vittime erano donne nere, così come donne e nere erano molte persone che si sono battute contro i linciaggi, come Ida B Wells». «È importante cogliere la tendenza alla maschilizzazione della lotta e chiedersi perché non riusciamo a riconoscere che le donne sono sempre state al centro della causa, sia come vittime sia come attiviste».
Angela Davis propone un pensiero e una praticafemminista che si oppongono alla leadership e alle forme di resistenza iper-maschiliste.
Secondo Davis, i movimenti Occupy e Black lives matter hanno portato una grande novità con il loro rifiuto di darsi una leadership riconoscibile.
«In questo paese molti si chiedono dove siano i nuovi Martin Luther King, Malcolm X e Marcus Garvey. Naturalmente quando pensano ai leader immaginano uomini neri e carismatici. Ma i movimenti radicali più recenti creati dai giovani hanno avuto un’impronta femminista e hanno privilegiato la leadership collettiva».
In uno dei suoi libri più famosi, Donne, razza e classe (tr. di Women, Race & Class, Ed. Random House, 1981) esprime la sua idea di fondo e cioè quella secondo la qualela questione femminile, quella razziale e quella di classe sono non solo collegate, ma anche imprescindibili l’una dall’altra. La riflessione di Davis ha contribuito a diffondere un “femminismo intersezionale” capace di cogliere le diverse “tipologie di sfruttamento” sottolineando, in sintonia con tutto il “femminismo nero” (di cui abbiamo parlato nel numero scorso di questa rubrica, ndr), quanto sia parziale considerare “solo” lo sfruttamento di genere se al contempo non si considerano quello di classe e di razza. Il femminismo degli anni Sessanta e Settanta – spesso raccogliendo l’eredità del movimento suffragista composto per lo più da donne colte, borghesi e benestanti – si rivolgeva in particolare alle donne bianche di ceto medio. Le donne afroamericane se ne sentivano escluse perché consapevoli di subire una doppia esclusione: quella dal femminismo bianco che pocosi interessava alla causa antirazzista e quella dal movimento nero stesso, che spesso non considerava la questione di genere rilevante all’interno della lotta contro la supremazia bianca.
La specifica condizione delle donne nere permette non solo di cogliere le contraddizioni tra movimenti femministi e antirazzisti ma offre molte occasioni per costruire alleanze che non si fondino sull’esclusione, sulla prevaricazione, sul dominio. Per Angela Davis l’esperienza di pensiero e di lotta delle femministe nere può essere considerata esemplare perché ha offerto e offreprospettive di liberazione per tutte e tutti.
Si segnala che Donne, razza e classe, con la traduzione a cura di Marie Moïse e Alberto Prunetti e la prefazione a cura di Cinzia Arruzza, è stato pubblicato nel 2018 da Edizioni Alegre.
Per ulteriori spunti di riflessione:
intervista a Angela Davis 1972 in lingua originale con sottotitoli in francese: https://youtu.be/HuBqyBE1Ppw?si=28gWCgBAnnrVkeRQ
In una società razzista non basta non essere razzisti, bisogna essere antirazzisti e antisessisti (thevision.com)
«La loro e la nostra democrazia» – Jacobin Italia