editoriali europei

Afghanistan: l’inessenzialità dell’Europa riflessa nel Parlamento Europeo

Quando Angela Merkel dice che sull’Afghanistan abbiamo sbagliato tutti, “una valutazione sbagliata comune”, certo si riferisce all’insieme dei Paesi occidentali coinvolti. Ma in quell’aggettivo “comune” c’è anche l’Europa. Ma è sicura la signora Merkel che si tratti di un errore politico, quello della Germania e dell’Unione Europea? O non si tratta forse della storica scelta di accodarsi al carro americano, accettando il ruolo di ufficiale pagatore per riparare i danni provocati dalle decisioni di Washington?

Se è storicamente comprensibile questa subalternità da parte dei Governi europei, non lo è affatto quando questa si manifesta nell’Assemblea dei rappresentanti dei cittadini europei, il Parlamento Europeo.

In questi anni, il Parlamento Europeo si è occupato dell’Afghanistan prevalentemente per la gestione del cospicuo flusso di denaro riversato in un Paese diventato il principale percettore dell’aiuto finanziario della cooperazione UE. Soltanto in questi ultimi mesi, ha cominciato a preoccuparsi della situazione generale ormai fuori controllo. Ma lo ha fatto ancora una volta con l’atteggiamento di chi descrive, si preoccupa, a volte condanna, consiglia, auspica, si compiace dei risultati conseguiti. Senza andare, almeno nell’analisi, alla radice dei problemi. Così nella Risoluzione di giugno, così nelle prime dichiarazioni di questi giorni. Vedremo nei prossimi se, sull’Afghanistan, il Parlamento Europeo continuerà ad essere il riflesso dell’inessenzialità europea. Inessenzialità che non appare essere smentita dai risultati della riunione straordinaria dei Ministri degli Esteri del 17 agosto, a giudicare dalla Dichiarazione finale, a nome dell’Unione, resa dall’Alto Rappresentante, Josep Borrell.

Di questo si parla, questa settimana, nelle Notizie dal Parlamento Europeo .

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