Questa querelle sulla cabina di regia mi sembra più che altro una volgare lite tra cani intorno all’osso. Se fosse un dibattito vero per definire cosa significhi oggi concepire e implementare un “Piano”, almeno una parte della discussione dovrebbe vertere su che tipo di programmazione si vuole: pianificazione centralizzata, programmazione democratica, programmazione negoziata, ecc.
Non si tratta di scantonare in un dibattito teorico, ma di analizzare le diverse esperienze storiche in Italia e in Europa (ma anche nei paesi emergenti e nei PVS) e capire dove, come e perché hanno avuto successo o sono fallite. Perché nell’ultima fase del secolo scorso l’idea stessa di programmazione è stata abbandonata? Perché oggi siamo costretti a riparlare di “Piano” senza sapere di cosa significhi? Perché tre mesi fa in Francia viene istituito un Alto Commissario al Piano, resuscitando il Commissariato Generale al Piano istituito nel 1946 poi soppresso nel 2006?
Un’analisi delle esperienze storiche servirebbe indubbiamente a spazzar via gran parte della diatriba attuale su responsabilità e strumenti, non foss’altro perché servirebbe a fare chiarezza sulle diverse fasi e funzioni della programmazione (analisi/concezione, programmazione, progettazione, valutazione) e, quindi a capire quali soggetti (Parlamento, Governo, Amministrazioni centrali, Autonomie locali, Partner sociali, Agenzie, Autorità) debbano essere deputati a ciascuna di esse.
Anche in questo l’analisi storica dovrebbe essere fondamentale. Per esempio: cosa ricavare di buono dall’esperienza della Cassa per il Mezzogiorno e del suo rapporto istituzionale e funzionale con il CIPE? Possiamo tranquillamente dimenticare il glorioso ISPE (Istituto di Studi per la Programmazione Economica) presieduto da Giorgio Ruffolo? Oggi che, dopo cinquant’anni, facciamo un bilancio amaro e (non sempre) impietoso della ricostruzione del terremoto dell’Irpinia (doveva essere Rinascita), nessuno ricorda che, all’indomani del sisma, Bruno Trentin proponeva di istituire una Agenzia nazionale ispirandosi al modello della Tennessee Valley Authority, creata da Roosevelt nel 1933, cui si era già ispirata la creazione della Cassa del Mezzogiorno.
Non si tratta di rispolverare vecchi cimeli, ma di rifondare una nuova cultura della programmazione sull’analisi storica e fare in modo che una proterva ignoranza non obblighi a improvvisare e commettere di nuovo errori che nel passato avevamo imparato a conoscere e voler evitare.
Andrea Amato