di Roberto Morea – Lo scorso fine settimana è stato pieno di iniziative e incontri che si sono tenuti in luoghi diversi e su diversi temi. A Roma una iniziativa di Rifondazione Comunista ha fatto il punto sulla questione della lotta sulla modifica del sistema di welfare in Francia. Con il deputato francese del PCF Pierre Dharéville, Maurizio Acerbo segretario del PRC, Piero Bernocchi COBAS e Roberto Giordano FIOM GCIL, si è preso spunto dalla vicenda francese per capire quale opposizione si possa mettere in campo anche in Italia.
A Milano si è tenuta una iniziativa con la presenza del presidente del Partito della Sinistra Europea in cui si è tracciato il quadro di insieme delle politiche delle istituzioni europee, affrontando il ruolo della dimensione europea nella definizione di una strategia comune, cercando di definire una possibilità di una opposizione non solo sociale alle politiche europee.
Infine a Salerno l’incontro del laboratorio per la riscossa del sud, a cui hanno partecipato medici della terra dei fuochi, rappresentanti di lotte e mobilitazioni per il lavoro e la difesa dell’ambiente.
Lotte e realtà quasi sempre oscurate ed escluse dal racconto del paese da parte dei giornali e delle televisioni, impegnate a costruire dualismi e contrapposizioni su questioni che servono a scegliere un terreno favorevole su cui giocare una partita che lascia fuori i veri nodi economici e sociali del paese.
Un paese che non si racconta è un paese che non c’è, questo è il motivo per cui proprio come transform! italia ci siamo impegnati alla costruzione del Lab-Sud e con questo ci impegniamo a fare uscire un altro punto di vista sulle cose.
Il racconto di queste iniziative potrebbe già da solo farci capire cosa c’è e cosa manca per la creazione di un movimento di opposizione paragonabile a quello che esiste in altri paesi, è di oggi lo sciopero di 24 ore in Grecia sempre sulle pensioni.
La crisi della sinistra nel nostro paese si poggia innanzi tutto sulla impossibilità, o meglio sulla impervia ma non impossibile, capacità di mobilitazione sociale che va avanti da troppo tempo.
La nostra riforma pensionistica è iniziata con Dini, senza una vera e propria rivolta che, data la portata della riforma, sarebbe stata necessaria. È proseguita fino ad arrivare alla Fornero, anche questa senza colpo ferire, grazie al fatto che il governo Monti che succedeva ad una maggioranza di centro destra, promulgava quella riforma con l’appoggio di quasi tutto l’arco costituzionale. Tant’è che nessuna forza di sinistra, finito quel governo la rimetteva in discussione.
Le pensioni così come le condizioni di lavoro e la continua perdita della capacità produttiva, calata del 25% dal 2009 ad oggi, la continua crescita della diseguaglianza tra nord e sud e tra ricchi e poveri, l’impressionante numero di privatizzazioni fallite (dalle acciaierie di Tyssen a Taranto fino alla Tirrenia di Napoli) la sempre più crescente emigrazione di giovani fino al grado di disoccupazione che in alcuni aree supera il 50%, tutto questo non solo non viene raccontato, ma viene affrontato solo per dare ancora più incentivi alle imprese e favorire chi “prende i soldi e scappa”.
Certo ci vuole coraggio! Ci vuole coraggio a sostenere queste politiche e definirsi di sinistra! Ci vuole coraggio ad incensare chi manifesta contro Salvini e non dire nulla contro i suoi decreti che impediscono agli operai di occupare le strade o fermare la rimozione dei macchinari dalle proprie fabbriche.
Il coraggio vero è quello che hanno quegli attivisti dei movimenti del sud che, carichi di decine di migliaia di euro di multe, continuano a lottare per cambiare lo stato di cose presente.
Usciamo da queste giornate di incontri e riflessioni con qualche idea in più. Con l’idea che l’attacco alle condizioni di vita dei lavoratori, delle lavoratrici, dell’ambiente sono simili in tutta Europa e che appunto per questo serve una forza europea che rappresenti e unisca le tante sinistre e le tante opposizioni, anche e soprattutto con la consapevolezza che ci serve qualche cosa in più per fare fronte alla prossima crisi su cui si affaccia l’Europa e il nostro paese.